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Perché abbandonare l’economia

28 gennaio 2022

A quasi tutti potrà sembrare assurdo, ma l’economia, così come la intendiamo ai giorni nostri, non è affatto qualcosa di eterno. Per dirla in modo grossolano, precisa Serge Latouche in questa bella e recente intervista di Emanuele Profumi, essa è nata nel XVIII secolo e finirà, o forse sta per finire. Tuttavia, la colonizzazione del nostro immaginario da parte dell’economicismo è così forte da convincerci che si tratti di qualcosa di naturale. Impossibile viverne fuori. Così come sembra impossibile uscire dal dominio di un sistema che detestiamo, un sistema che appare invincibile ed è segnato invece, oggi più che mai, da una fragilità estrema. Cornelius Castoriadis, un pensatore che sull’immaginario e le istituzioni aveva ragionato parecchio, dice che le categorie economiche sono delle “significazioni immaginarie sociali”. Sono quindi istituite e non hanno proprio nulla di naturale o di eterno. Un’affermazione che chiarisce in modo sostanziale perché la proposta della decrescita, spiega Latouche, non debba mirare a costruire “un’altra economia” ma è la proposta di un’altra civiltà, che abbandona il capitalismo inteso come modernità: è una fuoriuscita dalla civiltà moderna. Un’economia che obbedisca alle leggi della vita, infatti, non sarebbe più “l’economia”. Sarebbe una scienza sociale che è, allo stesso tempo, antropologia e sociologia

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